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Cent’anni fa i sicari fascisti uccidevano il sindacalista Antonio Piccinini

Antonio Piccinini era un tipografo e sindacalista di Reggio Emilia,di fede socialista vicino all’ala massimalista, ricopriva la carica di segretario della federazione reggiana ed era consigliere e assessore provinciale. Il dirigente socialista svolgeva un’intensa e appassionata attività politica e sindacale, per tale motivo fu perseguitato e minacciato più volte. Si distinse nella lotta e nel coraggio, venne anche arrestato con Pietro Nenni durante una riunione regionale del Partito Socialista tenutasi a Bologna nel giorno di San Silvestro nel 1923.

Accettò di candidarsi nelle elezioni politiche che si dovevano svolgere nell’aprile del 1924 però avvenne un fatto gravissimo nel contesto delle violenze squadristiche che insanguinavano l’Italia di quegli anni. La sera del 28 Febbraio del 1924 venne prelevato a casa sua da alcuni individui che si spacciarono per socialisti mentre in realtà erano sicari fascisti, i quali si erano camuffati da militanti socialisti e avevano esibito una tessera del Psi ,rubata a iscritti aggrediti poco prima. I fascisti lo stordirono con un bastone in una casa di uno dei due sequestratori. Il povero Piccinini venne appeso a dei ganci in un luogo dove si macinavano i maiali e finito a revolverate con quattro colpi sparati bruciapelo.

La lapide in onore di Antonio Piccinini

Il corpo seviziato e straziato venne fatto trovare all’alba sotto un albero lungo la ferrovia tra Reggio e Ciano proprio nella linea  percorsa dagli operai che conoscevano il tipografo e venne trovato da alcuni lavoratori in modo tale che si capisse la fine che facevano chi si opponeva alla marea montante del fascismo. L’omicidio destò emozione e indignazione in tutti gli ambienti,   il Partito Socialista fece un appello per farlo votare alle elezioni del 6 aprile sottoscrivendo anche una raccolta di fondi per aiutare la famiglia. Il clima elettorale fu pesante e contraddistinto dalle intimidazioni e dalle minacce  dello squadrismo fascista che si esercitarono sin dentro gli uffici dove c’erano le urne. Piccinini risultò eletto e naturalmente il seggio fu assegnato al secondo della lista, Giovanni Bacci, in quale aveva ricoperto l’incarico di direttore dell’Avanti!, segretario del Psi e parlamentare. Quest’ultimo tentò di commemorare nell’aula parlamentare il povero Piccinini ma il Presidente della seduta Alfredo Rocco impedì che  avvenisse spalleggiato dai parlamentari fascisti che avevano conquistato la maggioranza con la nota legge Acerbo che assegnava un quorum assoluto se un raggruppamento politico  avesse conquistato il 25%. Giacomo Matteotti, nel famoso e ultimo discorso tenuto alla Camera dei Deputati il 30 maggio, in cui prese una dura posizione denunciando i brogli e le violenze commessi in tutt’Italia dai fascisti, ricordò la drammatica fine di Antonio Piccinini trucidato qualche mese prima. Lo storico e coraggioso intervento del segretario del Partito Socialista Unitario   gli costò la vita e anch’esso venne rapito e assassinato dagli uomini di Benito Mussolini. I quattro sicari di Piccinini (Vittorio Calvi, Vincenzo Notari, i gemelli Giuseppe e Venceslao Bonilauri) vennero processati a Reggio Emilia il 13 ottobre 1925.

Antonio Piccinini, ucciso a 40 anni cent’anni fa

I due che lo prelevarono furono riconosciuti in modo certo dalla moglie e dalle figlie della vittima, tuttavia nonostante le prove inconfutabili furono tutti assolti dagli stessi giudici,ormai nelle mani del governo fascista, che a Ferrara avevano scagionato  gli assassini di don Giovanni Minzoni. Il processo si svolse in un clima d’omertà e terrore. La Corte di Cassazione nell’anno 1947 dichiarò insussistente  del punto di vista giuridico quella sentenza emessa. Il nuovo processo svoltosi nel maggio 1950 assolse nuovamente tre imputati per insufficienza di prove e con formula piena con la sola condanna di Calvi tra l’altro deceduto nel 1944.

Sandro Pertini quando ricopriva la carica di Presidente della Camera  nel settembre del 1973 ha ricordato  Antonio Piccinini nell’aula di Montecitorio in coincidenza del colpo di Stato in Cile che portò al potere il Generale Augusto Pinochet con la morte di di Salvador Allende. 

Le celebrazioni in ricordo di Antonio Piccinini

Quest’anno si sono svolte a Reggio Emilia  una settimana di iniziative  fra convegni, presentazioni di libri, visite guidate e recital, organizzate da un comitato promotore comprendente di numerose associazioni tra cui l’Anpi, l’Arci, la Cgil, l’Istituto Alcide Cervi in collaborazione con gli Enti Locali.

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Rosario Sorace, nasce a Giarre il 13 maggio 1958;nel 1972, a 14 anni, inizia un intenso impegno politico e sociale. A soli 25 anni diventa segretario regionale dei giovani socialisti in Sicilia e dopo due anni, nel 1985, viene eletto al Consiglio Comunale di Giarre. Successivamente, viene eletto al Consiglio Provinciale di Catania dove svolge la carica di Assessore allo Sviluppo Economico. Nel 1991 viene eletto Segretario della Federazione Provinciale del PSI di Catania. Nel contempo consegue la laurea in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Catania in cui oggi svolge il servizio in qualità di funzionario di Biblioteca del Dipartimento di Scienze Chimiche. È giornalista pubblicista. Collabora dal 2018 con i giornali on line IENE SICULE, SIKELIAN, IL CORRIERE DI SICILIA e AVANTI LIVE. È un grande di lettore di prosa e scrittore di poesie.

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