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Il gusto delle cose

Il gusto delle cose è uno di quei film che mettono al proprio posto le priorità del vivere. Il film è ispirato al romanzo dello scrittore svizzero Marcel Rouff intitolato La Vie et la Passion de Dodin-Bouffant, che a sua volta si ispira alla storia del gastronomo francese Jean Anthelme Brillat-Savarin. La storia, infatti, è quella del famoso gastronomo Dodin Bouffant, interpretato da Benoit Magimel, che nella propria dimora privata ha una cuoca eccezionale che da più di 20 anni lavora per lui, Eugénie, interpretata da una straordinaria Juliette Binoche. La prima parte del film è incentrato sulla preparazione di un pranzo di lavoro. Eugénie è bravissima, conosce tutti i passaggi ed i segreti del mestiere; lavorare per il famoso gastronomo la obbliga a dare il massimo e così è. Si rimane estasiati dalla cucina francese, una cucina genuina, con prodotti di grande qualità in un ambiente che è quello di una cascina immersa nella campagna francese. La regia di Trần Anh Hùng gira con una sola macchina da presa che dondola lentamente attorno a piatti e protagonisti, e lascia che l’unica colonna sonora sia lo sfrigolare dei grassi, il sobbollire dei brodi, delle salse e dei fondi di cottura, il rumore delle foglie scosse dal vento e il cinguettare degli uccelli. Tutti i piatti cucinati sono realmente esistenti ed hanno avuto la consulenza di un vero chef Pierre Gagnaire, 14 stelle Michelin. Gli ospiti sono estasiati dall’antipasto al dolce e fanno i complimenti ad Eugénie, la invitano a restare con loro, ma il rigore e l’educazione la obbligano a ringraziare ed a stare un passo indietro alla cerchia di uomini che sta servendo. Tra una preparazione e l’altra però Eugénie ha un mancamento, si sente poco bene ma nonostante questo prosegue incessante nel proprio lavoro, sarà la premessa di ciò che avverrà più avanti. Infatti, si scopre ben presto che Eugénie ha frequenti malori che la costringono ad un riposo forzato. Quel rapporto, fra Dodin ed Eugénie, è sempre stato un rapporto professionale, ma in occasione di questo riposo forzato qualcosa nell’animo dei due cambia. Dodin decide di fare qualcosa per Eugénie, qualcosa che non aveva mai fatto prima, cucinare per lei. Quella che era sempre stata una reciproca ammirazione si trasforma in un sentimento più grande. L’ammirazione e la sorpresa che lei prova ad ogni piatto che assaggia le fanno comprendere l’amore profondo che Dodin prova nei suoi riguardi e così la passione li travolge, a tal punto che lo stesso Dodin decide di coinvolgerla nel proprio lavoro e nella realizzazione di un menù speciale. I due sposati da poco tempo però hanno una breve vita matrimoniale, dopo poco tempo la malattia di Eugénie non le lascia scampo e Dodin cade in una depressione profonda che solo il lavoro riesce in qualche modo a lenire; ritrova la giovane ragazza che aiutava in cucina Eugénie, dotata in qualche modo di una straordinaria educazione al gusto, che condurrà Dodin a riprendere la verve del suo lavoro e ritrovare in un certo senso il gusto della propria vita nonostante la perdita dell’amata.

Un flashback ci riporta alla sera dopo la celebrazione delle nozze in cui Eugénie chiede a Dodin se per lui lei fosse la sua cuoca personale o sua moglie, Dodin risponde che sarà sempre la sua cuoca: nutrimento non per il corpo quanto per l’anima.

Dodin ed Eugénie nella scena finale de “Il gusto delle cose

In questa scena è racchiusa la vera essenza della pellicola. La passione per la cucina che li unisce è la passione per la vita, due aspetti per loro inscindibili, come sono l’uno per l’altra oramai. Il vero segreto della ricetta del loro amore è dunque fatta di ingredienti semplici, di piccole cose, come i ricordi dei momenti trascorsi insieme che sopravvivono a qualsiasi cosa, persino alla morte. Con la consapevolezza di amarsi e di appartenersi per l’eternità, senza possesso, in cui è necessario coltivare la memoria, e dunque i ricordi, affinché il gusto si ricrei. Allo stesso modo basterà cucinare un piatto e immergersi nei suoi sapori e odori per ritrovarsi insieme, come un tempo, seduti a una tavola a parlare del gusto delle cose. L’amore è una ricetta da preparare con pazienza ed Eugénie e Dodin hanno vinto.

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Alessandro Sorace classe ’88 nato a Catania. Giurista, giornalista pubblicista, appassionato di arte, storia ed amante della cultura, del gusto e del buon vivere. Collabora da gennaio 2022 col quotidiano online "Clessidra 2021".
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