Una radiografia per mettere in luce la precarietà giovanile dell’attuale generazione

L’Italia ha smarrito in venti anni più di un quinto dei giovani, diventando ultima in Europa per la presenza di under 35, sebbene migliorano gli indicatori del mercato del lavoro.
Al Sud, tuttavia, la disoccupazione giovanile è pari a tre volte quella del Nord; il lavoro dei giovani è sempre più instabile e discontinuo, anche nel settore pubblico. Ad un quadro per nulla confortante, si affianca la presenza di basse retribuzioni per i giovani nell’ambito del settore privato, mentre segnali maggiormente positivi operano nel lavoro pubblico, ma negli ultimi cinque anni si registra una riduzione dei salari reali.
Sono stati individuati, dunque, una serie di spunti ricavati a fronte dell’importante attività di ricerca ed analisi condotta, in collaborazione, dal Consiglio Nazionale dei Giovani e dall’Agenzia Italiana per la Gioventù, i cui enti, nel corso della loro iniziativa, hanno formalizzato i dati acquisiti all’interno di un rapporto aggiornato, che prende il nome di “Giovani 2024: Bilancio di una Generazione”, con riferimento specifico alla condizione giovanile in Italia. Un lavoro per delineare una cornice dettagliata delle principali sfide e delle opportunità che i giovani italiani sono chiamati ad affrontare.
Dal documento di sintesi, si rivelano informazioni scarsamente incoraggianti che riguardano la demografia, l’istruzione e l’occupazione; evidenziando, in modo particolare, la riduzione demografica dei giovani, il fenomeno della fuga di cervelli, la precarietà lavorativa e la disuguaglianza territoriale e di genere. Il rapporto, però, non getta soltanto la luce su problemi persistenti, bensì allarga anche alla speranza, proponendo vie d’uscita basate sull’innovazione, l’inclusione e la sostenibilità.
Il nostro Paese si interfaccia con una sfida demografica di ampia rilevanza, evidenziata da un calo significativo nella sua popolazione giovane. Negli ultimi due decenni, abbiamo assistito a una riduzione di quasi 3,5 milioni di giovani under 35, con un tasso di decremento di circa il venti per cento. Tale fenomeno ha colpito particolarmente il segmento femminile, con una diminuzione di quasi il ventitre per cento contro il quasi venti per cento maschile. Un confronto che a livello europeo pone l’Italia in una posizione allarmante: siamo gli ultimi per incidenza di giovani, ben sotto la media dell’Unione Europea.
La fuga di cervelli si manifesta in modo preoccupante, con quasi diciottomila giovani laureati che hanno optato per l’espatrio nel 2021, un aumento esponenziale del 281% rispetto al 2011. Questo scenario si accompagna a una crescente instabilità nel mercato del lavoro, dove il precariato coinvolge percentuali assai elevate, rispetto al totale, per gli under 35, mostrando una condizione di incertezza e discontinuità lavorativa che affligge in modo particolare i più giovani.
Le disparità territoriali aggiungono un ulteriore livello di complessità, con il Sud Italia che registra tassi di disoccupazione giovanile notevolmente superiori rispetto al Nord, e dove il salario medio annuo dei giovani lavoratori è significativamente più basso. Queste condizioni sfavorevoli si riflettono anche sulla capacità dei giovani di accedere a opportunità di lavoro stabili e retribuzioni adeguate, influenzando negativamente la qualità della vita e le aspettative future.
Le basse retribuzioni dei giovani nel settore privato rappresentano una problematica significativa; nel settore pubblico, invece, i giovani lavoratori hanno raggiunto una retribuzione lorda media annua di 22.125 euro nel 2022, che rappresenta una volta e mezza quella del settore privato. Nondimeno, al netto di un incremento nominale delle retribuzioni dal 2018, sia nel settore privato sia in quello pubblico, considerando l’inflazione, si registra una “diminuzione del potere d’acquisto, con una variazione negativa delle retribuzioni reali pari al -1,7% nel privato e al -7,5% nel pubblico”.
Sotto il profilo politico e sociale, la diminuzione della popolazione giovanile ha avuto ripercussioni evidenti sull’elettorato giovanile, il quale, in circa vent’anni, si è drasticamente ridotto. Più rilevante il dato sulla rappresentanza politica, il taglio dei Parlamentari ha colpito quasi esclusivamente gli under 35, con un drastico calo dei giovani eletti, che tra il 2018 e il 2022 hanno subito un decremento dell’ottanta per cento, determinando un’influenza sempre minore dei più giovani.
L’indagine realizzata tra i giovani italiani mostra un forte senso di alienazione dalle istituzioni, percepite come inefficaci nel rispondere alle loro esigenze: poco più del dieci per cento solleva valutazioni di segno positivo sulla vicinanza delle istituzioni verso le criticità giovanili, mentre quasi il novanta per cento – un ordine di grandezza davvero significativo – segnala quanto sia scadente il livello di attenzione politica nei riguardi dei giovani. Di converso, muta la percezione se si guarda all’Unione Europea, la quale, riceve invece una piena sufficienza nell’indice di fiducia.
Nel rapporto tra generazioni, colpisce il fatto che secondo l’opinione di tre intervistati su quattro (quasi il 75%), gli adulti comprendano “poco” (61%) o “per niente” (più del 13%) le esigenze e il vissuto dei giovani, in particolare le paure e fragilità (quasi il 61% delle indicazioni), seguito da aspirazioni e sogni (circa il 50%).
L’insieme dei dati sopracitati, sottolineano, l’urgenza di interventi politici e sociali finalizzati a migliorare le condizioni di vita e le prospettive dei giovani nel nostro Paese, mediante la promozione di un mercato del lavoro più certo e inclusivo, nonché in relazione ad una maggiore valorizzazione delle competenze e un dialogo intergenerazionale rafforzato.