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Il declino della qualità televisiva: il pubblico sceglie La7

Negli ultimi anni, il panorama televisivo italiano ha assistito a un significativo spostamento dell’attenzione degli spettatori dalla Rai, storica emittente pubblica, verso reti concorrenti come La7. Questo fenomeno è attribuibile a una percezione diffusa di declino nella qualità dei contenuti offerti dalla Rai, con alcune eccezioni notevoli, e a una crescente insoddisfazione riguardo al pagamento del canone televisivo. La Radio televisione Italia, per decenni pilastro dell’informazione e dell’intrattenimento italiano, sta attraversando una fase critica. Segnali evidenti di questo declino includono ascolti in calo, in particolare per i nuovi programmi, e una programmazione che non riesce a soddisfare le aspettative del pubblico.

Secondo un articolo de Il Fatto Quotidiano, la Rai si trova a un bivio: o inverte la rotta o rischia di perdere ulteriormente ascolti e identità.

In contrasto, La7 ha registrato una crescita significativa. Nel 2024, la rete ha raggiunto il 5,5% di share nella fascia oraria 20:00-22:30, con un incremento del 13% rispetto all’anno precedente. Programmi come il TG La7 di Enrico Mentana, “Otto e Mezzo” di Lilli Gruber e “diMartedì” di Giovanni Floris hanno contribuito a consolidare l’audience della rete, attirando spettatori in cerca di contenuti di qualità. Inoltre la sorpresa, neanche tanto verrebbe da dire, è stata “Una giornata particolare” condotto da un sempre brillante Aldo Cazzullo affiancato da Claudia Benassi e Raffaele Di Placido che ad ogni puntata ha alzato sempre di più il proprio record di ascolti con un programma di approfondimento culturale ben strutturato e di qualità che ha dato un plus alla rete di Cairo. La media è stata quella del 7% di share che per una rete generalista come La7 è un assoluto successo, a fronte della concorrenza privata e pubblica multicanale.

Da sinistra Raffaele Di Placido, Aldo Cazzullo e Claudia Benassi

Nonostante il trend negativo, la Rai continua comunque ad avere qualche freccia al proprio arco da proporre con contenuti di elevato valore culturale. Un esempio emblematico è rappresentato da Alberto Angela, i cui programmi di approfondimento culturale mantengono un seguito fedele e apprezzamenti unanimi: da Noos alla serie “Una notte a”, Alberto Angela riesce a mantenere gli standard qualitativi e di ascolti di sempre. Un altro esempio virtuoso e non banale dei palinsesti Rai è rappresentato da “Splendida Cornice” condotto dalla brillante Geppi Cucciari, programma non banale che fai dell’ironia una colonna portante. La nota positiva di tali esempi è che la ricerca di cultura e qualità da parte del telespettatore c’è e questo fa ben sperare. Tuttavia, tali eccellenze Rai risultano essere casi isolati in un palinsesto che, complessivamente, fatica a competere con l’offerta delle reti concorrenti. Altra nota stonata è quella dell’informazione di mamma Rai, il nuovo abito del TG1 è prepotentemente volto più al costume ed allo spettacolo che non alla cronaca, in particolar modo se questa và a scontrarsi con le correnti di maggioranza. Panem et circenses dicevano i latini, e tutt’oggi più che mai il detto si adegua al modus operandi di Viale Mazzini.

Altra “grana” che ha suscitato non poca critica è quella relativa al canone Rai: storicamente legato al possesso dell’apparecchio televisivo, all’inizio veniva pagato con bollettino a sé stante ed è oggi incluso nella bolletta elettrica, sollevando soprattutto dibattiti sulla sua attualità. Con la diffusione del web e dei dispositivi mobili infatti, molti ritengono anacronistico il pagamento di un’imposta basata su presupposti ormai superati. La questione è ulteriormente complicata dalla percezione di un servizio pubblico che non risponde più adeguatamente alle esigenze e alle aspettative dei cittadini: informare in modo oggettivo e fare servizio pubblico a volte sembra l’ultimo dei pensieri se si và in concreto ad analizzare i contenuti dei palinsesti.

La televisione italiana sta vivendo una fase di indubbia trasformazione dovuta alla fruizione che viene fatta oggi del mezzo televisivo, in particolar modo da parte dei giovani che sono sempre più catturati dalle piattaforme streaming e meno dalla cara e vecchia tv, con una Rai chiamata a rinnovarsi per riconquistare la fiducia e l’interesse del pubblico soprattutto a livello contenutistico svecchiando i soliti cliché ed abbandonando le coloriture politiche di turno, che ad onor del vero hanno sempre influenzato la televisione pubblica. Se il servizio pubblico riuscirà a fare questo necessario salto di qualità potrà avere il doppio risultato di essere più credibile, e recuperare il terreno perduto.

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Alessandro Sorace classe ’88 nato a Catania. Giurista, giornalista pubblicista, appassionato di arte, storia ed amante della cultura, del gusto e del buon vivere. Collabora da gennaio 2022 col quotidiano online "Clessidra 2021".

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