La rinuncia educativa da parte dei genitori

Il recarmi nelle scuole, specie in quelle medie inferiori, ha evidenziato un serio problema che sta alla base del disagio comportamentale di un rilevante numero di preadolescenti.
Si tratta della sostanziale rinuncia educativa da parte dei genitori.
Talora all’interno della famiglia mancano del tutto le regole e, nella migliore delle ipotesi, è soltanto uno dei genitori a stabilirle, e sovente lo fa in maniera sbagliata.
Innanzitutto va affermato il principio che la gestione educativa dei figli va condivisa da entrambi i genitori.
Si tratta di effettuare un sostegno reciproco per comprendere e contenere assieme le ansie e le emozioni dei figli, e poi aiutarli gradualmente nel loro percorso di inserimento sociale.
I genitori dovrebbero comprendere che ogni persona non è soltanto il risultato di genetica e psicologia, ma anche di vari comportamenti educativi che in maniera consapevole e inconsapevole determinano il modo di essere.
Quando manca una sintonia tra i genitori di fatto si verifica la rinuncia educativa.
Educare significa appassionarsi alla vita dei figli e condurli per mano, con amore e insieme con fermezza, alla scoperta di valori importanti sui quali costruire una identità adulta.
E, soprattutto, testimoniare questi valori prima ancora di affermarli con la parola.
Mi chiedo, desolato, quanti ve ne siano genitori così, e concludo che sono pochi, specie nelle periferie delle grandi città.
Il degrado antropologico e culturale, unito al disagio economico, impediscono che nelle famiglie si determini la prima e fondamentale “comunità educante”.
La scuola, dopo, spesso arriva tardi.
Il tema è complesso e arduo da risolvere, e il pensiero va subito alle enormi responsabilità politiche e amministrative di chi ha governato e governa ai diversi livelli il nostro Paese.
Certo, continuerò a recarmi nelle scuole, ma è urgente attivare nuovi percorsi per cambiare la Politica e i governanti.
Non è facile, lo so. Tuttavia occorre provarci.