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Incontro all’Università di Catania “Georgia: 20 anni dopo la Rivoluzione delle Rose” ( The Rose Revolution 20 years after)

Lunedì 14 aprile, nel corso di lezioni di International Human Rights Law tenuto dalla Prof.ssa Daniela Fisichella al Corso di studi magistrale in Global Politics and Euro-Mediterranean Relations, presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali si è tenuto  un dibattito vivace e fruttuoso sulla situazione politica della Georgia e sul ruolo strategico di questo paese all’interno dell’Unione europea e nei rapporti geopolitici con la Russia. L’incontro si intitolava “Georgia: The Rose Revolution 20 years after. Betrayed hopes, a war, the current situation and future perspectives” (“Georgia: 20 anni dopo la Rivoluzione delle Rose. Speranze tradite, una guerra, la situazione attuale e le prospettive future”). L’evento è stato reso possibile non solo  grazie alla sensibilità culturale della Prof.ssa Daniela Fisichella, titolare dell’insegnamento, ma anche ai contributi organizzativi dell’“Associazione Beni Comuni –ABC- Stefano Rodotà” e del Quotidiano online “Clessidra 2021”.

“La Rivoluzione popolare pacifica delle Rose del 2003 voleva affermare un cambio di passo politico per la Georgia,- ha sottolineato in premessa  la docente universitaria- avviandola verso un distacco da posizioni filorusse e un avvicinamento filo-occidentale, che a sua volta voleva preparare un percorso favorevole all’adesione della Georgia all’Unione europea”.

Sono intervenuti per approfondire gli argomenti il Dott. Maurizio Salustro, ex magistrato, con una descrizione analitica e dettagliata delle vicende georgiane dal 2003 ad oggi. Da remoto si sono collegati il prof. Kakha Tsikarishvili ( docente di Diritto Penale – Università Statale di Tbilisi, Ivane Javakhishvili) e la dr.ssa Tamara Laliahvili (ex giudice della Corte Suprema di Georgia ed esperto legale dell’associazione “Civic Idea”) che hanno ben spiegato come il percorso, iniziato con la Rivoluzione delle Rose, sia poi approdato, dopo l’avvento al potere nel 2012 del partito Georgian Dream (Sogno Georgiano), a una situazione di estrema polarizzazione sociale, con i sostenitori del governo da una parte e le opposizioni dall’altra.

Daniela Fisichella 

Si sono affrontati nel dibattito a più voci i temi della situazione in Georgia a partire dal  2003/2004, quando  il nuovo presidente Mikhail Saakashvili, eletto sull’onda delle proteste contro il precedente presidente, il dimissionario Eduard Shevardnadze, lancia una campagna contro la corruzione ormai dilagante, specie tra le forze di polizia. In un primo momento l’operazione ha successo e la corruzione di basso livello, c.d. “di strada”, in breve tempo scompare.

Nell’ottobre 2001, Saakshvili, uscito dal partito di Shevardnadze, aveva fondato il Movimento Nazionale Unito (UNM), un partito politico di centro-destra affiliato al Partito Popolare Europeo.

Nella fase storica iniziale Saakashvili è un leader che guarda ad ovest e inizia a praticare una politica di avvicinamento all’Unione Europea e alla Nato. Nel tentativo di instaurare un vero Stato di Diritto, coinvolge anche l’apparato giudiziario, ma in questo campo i successi sono meno soddisfacenti, poiché un certo livello di corruzione permane e, contemporaneamente, si fa sempre più pressante l’influenza del potere esecutivo su quello giudiziario.

Infatti, al fine di garantire la sicurezza interna, il Governo tende a influenzare direttamente e indirettamente le decisioni dei giudici, cosicché le sentenze di assoluzione diventano veramente rare e la custodia cautelare è largamente usata (e abusata).

Maurizio Salustro 

Inoltre, le condizioni delle carceri e il trattamento dei detenuti sono drammatici. Inizialmente, non si riscontrano proteste interne proprio per il timore di ulteriori vessazioni, ma nel 2006 una rivolta carceraria, repressa duramente dal governo, porta alla morte di sei detenuti (in relazione a questi fatti, la Georgia è dichiarata responsabile dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per violazione dell’art. 2 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo -diritto alla vita-).

Lo  slittamento autoritario del governo Saakashvili è ormai evidente. Nell’agosto del 2008, dopo ripetute provocazioni russe nella regione separatista dell’Ossetia del Sud, si scatena la breve ma violentissima guerra russo/georgiana.

L’incertezza sul chi ha “sparato il primo colpo”, non toglie il fatto che la Russia abbia invaso il territorio georgiano. Nel 2012, il partito Sogno Georgiano, fondato dal miliardario Bizina Ivanishvili, vince le elezioni, sostenuto da un’ondata di nuova speranza per un governo più corretto e trasparente.

Nel 2023, la Georgia ottiene lo status di paese candidato all’ingresso nell’Unione Europea. Tuttavia, il nuovo governo non “ripulisce” il potere giudiziario dai giudici fedeli a quello precedente ma “scende a patti con essi”, li lascia nelle loro posizioni e inizia a influenzare, a sua volta, le decisioni giudiziarie che lo interessano.

Le proteste popolari si moltiplicano e, puntuale, arriva una nuova svolta autoritaria. Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il governo del partito Sogno Georgiano attua una politica di appeasement verso la Russia, riaprendo anche canali commerciali con essa e, nell’ottobre del 2024, vince nuovamente le elezioni con un largo margine. Le opposizioni sollevano, però, accuse di frodi elettorali.

L’UE non riconosce i risultati e si apre una crisi nei rapporti reciproci, a seguito della quale il governo georgiano sospende il processo di avvicinamento all’UE fino al 2028.

Va detto che l’integrazione nell’UE e nella NATO è un fine che il governo è tenuto a perseguire per obbligo costituzionale. Intanto, le proteste di piazza non si placano e la situazione è di fatto dominata dall’influenza russa.

Le opposizioni denunciano, quasi quotidianamente, gravissime violazioni dei diritti individuali, la tensione è alle stelle e la società è estremamente polarizzata, con amicizie di lunga data e legami familiari che si interrompono a causa del diverso orientamento politico (pro o contro il governo).

Il limitato tempo a disposizione di questo importante incontro non ha consentito di affrontare una serie di problematiche.

In primo luogo, il peso che la prospettiva dell’ingresso della Georgia (e dell’Ucraina) nella NATO, preso in considerazione nel summit NATO del 2008, può aver avuto nel determinare il conflitto russo/georgiano dello stesso anno.

Inoltre, l’eventuale esistenza di divisioni interne al fronte dell’attuale opposizione, con riguardo ai valori tradizionali della società georgiana e all’atteggiamento nei confronti del partito del precedente presidente Saakashvili (attualmente detenuto e condannato per vari delitti) e ora all’opposizione.

Ancora, le disuguaglianze economico-sociali, che nessun governo sembra aver inteso risolvere o mitigare. Infine, l’effettiva realizzabilità dell’integrazione della Georgia nell’UE e nella NATO, in presenza di un ingombrante vicino quale la Federazione Russa.

Sul fronte della politica estera, avrebbe meritato attenzione il tema delle relazioni da tenere con la Cina, impegnata in Georgia nella realizzazione di infrastrutture di decisiva importanza e legate (ma non solo) alla c.d. “nuova via della seta”.

La situazione complessiva è appesantita dalla presenza di un gran numero di rifugiati dalla Russia, i quali hanno registrato in Georgia circa 20.000 nuove imprese, e sarebbe opportuno valutare le implicazioni di ciò sull’economia e sui rapporti con la Russia.

“E’ stato un incontro molto interessante e stimolante -ha detto una studentessa alla fine della discussione- che è stato preceduto da quello avuto con il dott. Maurizio Salustro che ci ha spiegato a grandi linee con chiarezza e precisione la situazione sociale e politica di questo Paese che sconoscevamo totalmente”.

“Sinceramente questo argomento non era molto ben presentato su social e sui giornali, e, quindi -ha affermato un’altra studentessa di origine turca-, mi ha fatto molto piacere conoscere lo stato delle cose dalla viva voce di alcune autorevoli personalità di questa nazione. In particolare, trovo molto somigliante quello che stanno vivendo in Georgia con la vicenda del mio Paese, la Turchia, una democrazia che si trasforma in un regime autoritario. Ho empatia per questo popolo che non deve perdere la libertà e la democrazia”.

L’incontro di ieri ha così permesso di fare chiarezza sui complicati processi politici in atto in Georgia ed ha anche messo bene in luce l’orientamento dell’Unione europea non solo verso la Georgia, ma verso l’intera area caucasica.

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Rosario Sorace, nasce a Giarre il 13 maggio 1958;nel 1972, a 14 anni, inizia un intenso impegno politico e sociale. A soli 25 anni diventa segretario regionale dei giovani socialisti in Sicilia e dopo due anni, nel 1985, viene eletto al Consiglio Comunale di Giarre. Successivamente, viene eletto al Consiglio Provinciale di Catania dove svolge la carica di Assessore allo Sviluppo Economico. Nel 1991 viene eletto Segretario della Federazione Provinciale del PSI di Catania. Nel contempo consegue la laurea in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Catania in cui oggi svolge il servizio in qualità di funzionario di Biblioteca del Dipartimento di Scienze Chimiche. È giornalista pubblicista. Collabora dal 2018 con i giornali on line IENE SICULE, SIKELIAN, IL CORRIERE DI SICILIA e AVANTI LIVE. È un grande di lettore di prosa e scrittore di poesie.

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