La foto della palestinese Samara Abu Elouf è la vincitrice del World Press Foto

La foto che ha vinto il World Press Photo of the Year, cioè il premio più prestigioso del famoso concorso di fotogiornalismo e fotografia documentaria, è uno scattodella fotografa palestinese Samar Abu Elouf. Da anni collabora con il New YorkTimes e con i suoi scatti denuncia gli orrori della guerra e i massacri nella Striscia
di Gaza.
L’effetto è di commozione, rabbia, indignazione, tristezza, che poi è il fine della vera arte.
La foto ritrae Mahmoud Ajjour, un bambino mutilato di appena 9 anni, rimasto gravemente ferito nel marzo 2024, mentre fuggiva da un attacco israeliano a Gaza City. Si era voltato per incitare la famiglia a scappare, quando un’esplosione gli recise un braccio e gli ferì gravemente l’altro, che poi venne amputato.
Mahmoud e la sua famiglia riuscirono a scappare in Qatar e a ricevere cure mediche nellacittà di Doha, dove conobbe Samar Abu Elouf. Anche lei viveva a Gaza e fu evacuata a Doha durante la prima tregua, tra fine novembre e inizio dicembre2023. Lo scatto risale al giugno del 2024.
Per la giuria del concorso questa collocazione geopolitica poco importa, perché l’immagine è lo specchio universale delle drammatiche ripercussioni di qualsiasi guerra, sia essa in Ucraina, in Myanmar, in Sudan, in Congo, o in qualsiasi altro Paese dell’ ecumene.
Nello scatto di Abu Elouf, il bambino con gli occhi persi nel vuoto, forse nei suoi ricordi, con una semplicità disarmante riesce a dare un pugno nello stomaco a chi la osservi.
È tagliente il contrasto tra l’innocenza primitiva, la purezza dolce di un bambino e la drammatica realtà di una guerra da lui subita, e l’osservatore viene gettato “ex abrupto” dentro la storia, disorientato da quel corpo violato, profanato.
È uno stato agghiacciante di quiete apparente. Le domande ci restano in gola. Non possiamo capire il perché, né accettarlo.
Purtroppo le foto dei bambini uccisi o mutilati non fermano le guerre, non bloccano le stragi. Si può solo immaginare il futuro di adattamento che il bambino saràcostretto a fronteggiare per la vita triste che lo aspetterà, lottando con i traumi dei ricordi che non potranno non invadere la sua psiche e sperando di avere i soldi per poter acquistare delle protesi, inseguendo il sogno onesto di una vita (quasi) normale.